E’ un’estate bollente quella che sta vedendo protagoniste le big del calcio mondiale, e in particolare il PSG.
La squadra parigina ha messo in fila uno dopo l’altro colpi da capogiro del calibro di Hakimi, Wijnaldium, Sergio Ramos, Donnarumma e non ultimo Leo Messi, per un totale di spese che tra ingaggi e quant’altro ammonta a circa 572 milioni di euro (dato KPMG). Tutto ciò, dopo aver ambiguamente preso le distanze dal progetto Superlega con la motivazione, grottesca se baccagliata dall’apice della propria potenza economica, del più banale “Il calcio è della gente”.
Sì, è vero, il calcio appartiene al popolo. E soprattutto a quelli come Zdenek Zeman, che a 74 anni, si china ancora nell’atto di raccogliere le borracce vuote sul campo da gioco dopo un’amichevole precampionato. Un’immagine fresca e genuina quella immortalata al termine di Pavia-Foggia, tipica di quel calcio di provincia che ancora emoziona e di cui il boemo rappresenta la quintessenza.
Lontano dai proclami starnazzanti e ipocriti del fastoso calcio europeo, Zeman ha scelto ancora la sua Foggia, e col solito filo di voce ha dichiarato in conferenza stampa che, per scelta, il suo contratto durerà soltanto un anno, perché la riconferma va conquistata sul campo.
Nella deriva materialista che da anni ha intrapreso il grande calcio mondiale, l’immagine romantica di Zeman alla guida del Foggia ci riconcilia con questo gioco e ci spiega in gesti semplici e spontanei il valore e il peso sociale di questo sport.
Quest’istantanea, in definitiva, può essere interpretata come la resistenza di un calcio popolare che ancora lotta per un proprio posto nel mondo. E che questo posto possa essere lo Zaccheria fa venire i brividi di gioia.