Che ci fosse qualcosa di “scivoloso” nel gruppo Foggia lo si era intuito. Alcuni paradossi tecnici, le partite “strappate” a metà come figurine mai incollate (tanto per ricordare i tempi goliardici dell’estate), le dichiarazioni del dopo Catania, la pedissequa ripetizione di errori e comportamenti. L’inconsistenza di un’ambizione inghiottita dalle sabbie mobile della mediocrità.
Che ci fossero segmenti di «discomunione» ancora latenti era fin troppo chiaro. Che però anche Capuano gettasse la spugna dopo un mese e pochi spiccioli, francamente questo non era prevedibile! Meravigliarsi? Non ci pare il caso. Trattasi, infatti, dell’ennesima proiezione di un film già visto. Nemmeno fosse il mitico capolavoro del “(…) maestro Sergej M Ejzenstejn “La corazzata Kotiomkin” di fantozziana memoria!
Per la terza stagione di fila, un magma d’incomprensibile natura attraversa le lande di Capitanata. Progetti che nascono e muoiono nel breve spazio di un tiro di sigaretta. Squadre costruite con una determinata “ratio” ad agosto, che finiscono per rischiare lo smantellamento virtuale (solo perché gennaio è lontano!) già agli albori autunnali per sopravvenuti mutamenti sul ponte di comando! Chi ci capisce è bravo, direbbe qualcuno… Capuano ha parlato di cose mai viste in 35 anni di carriera. Appena vaghe supposizioni, una caccia all’untore alla quale non ci prestiamo, sperando che un giorno – però – qualcuno ci spieghi. Ci illumini sul perché una formazione d’indiscutibile talento (o almeno questo era quanto recitavano i curricula degli elementi giunti in rossonero!) sia relegata al ruolo di perfida comparsa in un torneo – francamente – dai valori non stratosferici! Perché lo spogliatoio continui a non essere presidiato opportunamente da chi sarebbe deputato a farlo. Perché un martello come Eziolino – le cui scelte strategiche in alcuni casi sono state discutibili ma che è certamente al di sopra di ogni sospetto sotto l’aspetto dell’imprinting caratteriale – non abbia “inciso” come nei desiderata iniziali. Il tecnico è rimasto coerente e non è tornato sui suoi passi. E il patron Canonico, di nuovo, un giorno all’improvviso… si è ritrovato senza allenatore!
E così si ricomincia da tre! Dal terzo percorso in pochi mesi, chissà se con il rientrante Brambilla (che ovviamente – qualora fosse richiamato – è obbligato a tornare o, in alternativa, a dimettersi avendo un contratto ancora in essere) oppure con un nuovo condottiero. Chiunque siederà sulla panchina dei satanelli si ritroverà comunque a gestire una situazione sportivamente “esplosiva”: da un lato – infatti – avrà la necessità di ricostruire un’anima perduta (se mai ci sia stata!); dall’altro, dovrà incamerare subito punti per corroborare una classifica triste, malinconica e pure pericolosa. L’assunzione maggiore di responsabilità sarà – peraltro – sempre dei giocatori. Di quelli che vanno sul terreno di gioco. Di chi ha il dovere morale di sudare la maglia. Di chi rappresenta una collettività già martoriata dai silenzi del dolore. Colpita ma non affondata. Fieramente dignitosa nella sua sofferenza!
Semaforo rosso per il Foggia. Fermo inaspettatamente (o forse no!) all’incrocio, in attesa del verde. Il colore della speranza. La speranza di non dover archiviare come fallimentare l’intera stagione ben prima di panettone e cartellate!