La storia del calcio italiano è spesso fatta di realtà minori che hanno vissuto epoche irripetibili, al di là dei titoli vinti. Piazze meno conosciute o meno affollate hanno in alcuni casi sono state scenario di situazioni romantiche e indimenticabili piene di vittorie inaspettate e di cavalcate trionfali in campionato. Quella del Foggia, che tra la fine degli anni ’80 e l’inizio dei ’90 è stata una delle squadre rivelazione dei campionati italiani professionistici, è una delle favole più belle di tutte. All’epoca, l’arrivo del tecnico boemo Zdenek Zeman aveva aperto un nuovo orizzonte di calcio spettacolo al di là dei risultati. L’allenatore boemo, scappato dalla difficile situazione del suo paese, cercò e trovò un’alternative di gioco al classico catenaccio all’italiana. A quei tempi la società pugliese vagava nel limbo della Serie B, un po’ come accade adesso, sebbene in quel periodo non disponesse di un nutrito gruppo di giovani di belle speranze in altre squadre del paese. L’allora presidente Pasquale Casillo, che già aveva contato su di lui per una stagione, richiamò Zeman nell’estate del 1989 con l’obiettivo di scalare la classifca della serie cadetta. Nessuno avrebbe immaginato che da quel momento sarebbe nata una leggenda, la leggenda di uno Zeman che a Foggia avrebbe creato quella Zemanlandia della quale l’ex patron pugliese va ancora fierissimo. I risultati si sarebbero visti praticamente subito, con una serie di partite spettacolari nelle quali i goal non mancavano mai mentre lo stadio Pino Zaccheria andava in visibilio per le imprese dei suoi beniamini. La promozione in Serie A nella stagione 1990-91 fu figlia di un calcio offensivo che badava al sodo ma soprattutto a far divertire il pubblico. Da lì si iniziò a capire che Zeman aveva un potere speciale nel far rendere gli attaccanti. Su tutti due sono i fenomeni offensivi che con il boemo hanno fatto la storia.
Signori, goal a non finire
Il primo è sicuramente Giuseppe Signori, attaccante lombardo pescato dalla società pugliese agli inizi della sua carriera e capace di diventare molto presto l’idolo dei tifosi dello Zaccheria da sempre cuore pulsante del club pugliese. Dotato di un mancino potente e preciso, il numero undici rossonero visse tre stagioni da protagonista in Puglia, nelle quali andò a rete in 36 occasioni ma soprattutto imparò a giocare sempre sul filo del fuorigioco e in ogni parte dell’attacco, senza mai dare punti di riferimento ai difensori avversari. I suoi goal erano di ogni tipo: da fuori, in area, al volo o su calcio piazzato, ma quasi sempre di sinistro, una caratteristica che lo contraddistinse sempre nella sua carriera. Le sue giocate furono un autentico marchio di fabbrica di Zemanlandia, quel circo calcistico che faceva divertire non solo i tifosi foggiani ma anche gli appassionati di calcio italiani. La stagione 1991-92 del Foggia, la prima in Serie A, fu forse la più spettacolare. Insieme a Signori in attacco c’erano Roberto Rambaudi e Francesco Baiano, altre due punte aguzze di un tridente che trascinò i Satanelli al nono posto. All’epoca la concorrenza in Serie A era più ampia e non esisteva una squadra schiacciasassi come la Juventus, che anche quest’anno è la grande indicata per portare a casa lo Scudetto come ben si evince dalle principali scommesse sul calcio con una quota di 1,50 il 18 giugno. Vincere in qualsiasi campo non era impossibile, e quel Foggia iniziò con uno strepitoso pareggio per 1 a 1 a San Siro contro l’Inter. Signori, che poi sarebbe andato alla Lazio la stagione successiva, mise a referto 11 reti, trampolino di lancio per la sua esperienza in biancoceleste, dove sarebbe diventato poi capocannoniere in due occasioni. Tutto grazie agli insegnamenti di Zeman.
Insigne, il sogno del folletto
Un altro calciatore che deve molto al boemo e a Foggia è Lorenzo Insigne. Il piccolo attaccante napoletano, andato in goal nella vittoria dell’Italia contro la Bosnia pochi giorni fa, era una delle belle speranze del vivaio del Napoli all’inizio di questo decennio. Il tecnico ceco puntò molto su di lui nella sua terza esperienza allo Zaccheria durante la stagione 2010-11, quando fu lo stesso Casillo a richiamarlo a Foggia. Insigne, allora diciannovenne, fu subito messo al centro del progetto dal tecnico boemo, che vide in lui la qualità e la velocità necessaria per diventare un attaccante di prim’ordine. Brevilineo e talentuoso, il fantasista napoletano si fece subito uno spazio importante nella rosa del Foggia, che all’epoca militava nella prima divisione della Lega Pro, prima conosciuta come Serie C1. Insieme all’attaccante sardo Marco Sau Insigne fu uno dei trascinatori dei Satanelli che finirono la stagione al sesto posto, guadagnandosi così automaticamente la promozione a uno scenario più prestigioso, ossia quello della Serie B con il Pescara, sempre con Zeman come tecnico. In Abruzzo il folletto napoletano tornò a stupire tutti, facendo capire che era ormai pronto a grandi palcoscenici, qualcosa di cui abbiamo oggi le prove viste le sue continue presenze in nazionale e la sua titolarità nel Napoli, una squadra ai vertici del calcio italiano e presenza fissa nella Champions League.
Foggia, dunque, ha avuto in Zeman un magnete importante di calciatori offensivi dal valore assoluto, con Signori e Insigne come principali esempi ma non unici di una realtà dove il talento viene fatto crescere con libertà. In fin dei conti, dunque, la provincia italiana, in special modo le piazze dove il tifo è molto caldo, risulta essere un ambiente dove nascono i giocatori più promettenti.