Ci perdonerà Steven Spielberg se ci siamo appropriati della sua genialità parafrasando il titolo di un vero capolavoro cinematografico come “Salvate il soldato Ryan”. Lo facciamo per esternare a freddo alcune sensazioni ereditate dalla conferenza di presentazione di Mirko Cudini.
La premessa è d’obbligo. Chi è il mister di Sant’Elpidio a Mare lo raccontano gli annali del football. Da giocatore era un difensore arcigno che poi però ha visto nascere una passione travolgente per l’attacco. Grazie soprattutto a Giampaolo e Delio Rossi che ne hanno forgiato le idee tattiche e la visione filosofica. L’evoluzione naturale lo ha portato in panchina. Campobasso ha rappresentato l’apice del suo percorso. In rossoblù ha ottenuto la promozione in «C» dopo 32 anni e anche l’apprezzamento di Zeman, favorevolmente colpito da un 4-3-3 ludico e armonico nel segnare e incassare reti.
Mirko Cudini è entrato nella sala Fesce martedì alle ore 17 da allenatore del Foggia. Volto fiero, capelli che ricordavano i moschettieri di Dumas. Un D’Artagnan d’altri tempi. Se non fosse che in quel momento era già prigioniero del profilo descritto due settimane prima dal patron Canonico. Che non gli si attagliava per nulla. Il tecnico ex Andria, infatti, ha poca esperienza in Lega Pro e nessuna in «B». Esattamente l’opposto di quanto atteso. Quindi, pronti via… e Cudini (senza averne alcuna colpa!) parte con un handicap pesante. Il tifoso non sarà per nulla indulgente individuando in lui l’espressione di una società i cui indici di share attuali sono da “sospensione del programma”!
Le parole del DG Milillo poi non ne hanno di certo esaltato fierezza e piglio. Quelle più gettonate sono state infatti: “campionato dignitoso” ed “equilibrio finanziario” (tradotto dal politichese: ridimensionamento). Il messaggio è stato chiaro. Il Foggia non ha i mezzi per costruire uno squadrone in stile Catanzaro e Bari, le ultime due vincitrici del torneo. Il presidente (stanco e deluso) non potrà contare su alcuni sponsor e dunque gli investimenti saranno necessariamente ridotti al “minimo sindacale” (o almeno questo ci è parso di capire!). Il gap rispetto alle altre dovrà essere colmato quindi dal lavoro dell’allenatore. Dal suo entusiasmo, dalle sue idee! Logico e persino corretto: purché – però – lo stesso venga difeso e non “mollato” al primo refolo di vento contrario. Per essere chiari: una delle accuse squisitamente calcistiche che la proprietà ha mosso a Zeman fu una buona dose d’inaffidabilità nella gestione difensiva di alcuni momenti delle varie partite (delittuosa quella di Chiavari con l’Entella nei playoff). Ebbene, nel caso in cui mister Cudini venga colto in “flagranza di reato”, questa deficienza sarà derubricata da “colpa grave” a “difetto di crescita” (per via di giovani ancora acerbi) o diventerà argomento di revisione tattica se non di “allerta panchina”? Ai posteri l’ardua sentenza… Sappiamo che in rosa ci sono giocatori forti. Merito (mai dimenticarlo!) di chi li ha portati. Ma se il progetto – anche economico – non convince, sarà difficile arginare la fuga verso altri lidi dei vari Garattoni, Frigerio e compagnia cantando. “Nel caso in cui dovessero andare via giocatori importanti”, è stato detto, “saranno rimpiazzati da elementi altrettanto importanti”. Più facile a dirsi che a farsi. Perché forse – oggi – il fascino della piazza foggiana soccombe di fronte a prospettive e ambizioni ben più solide e definite.
Ecco perché facciamo un grande in bocca al lupo a Mirko Cudini. La sfida è durissima. Lui ha dimostrato in passato di avere l’umiltà giusta per farcela. È un ragazzo dall’etica robusta. Ma avrà bisogno del supporto di una struttura coesa e di una rosa di qualità per interpretare al meglio il suo football. In sintesi, non dovrà essere abbandonato da solo tra le linee nemiche. Per questo torniamo a Spielberg e lanciamo dalle “trincee” di Capitanata il nostro accorato appello: “Salvate il soldato Cudini!”