L’altra metà del campo – L’Avellino

Michele Pazienza (foto: Antonello Forcelli)

Scherzi del destino. Dal Foggia al… Foggia! La parabola come tecnico del Cerignola di Michele Pazienza si era interrotta nell’incredibile confronto con i rossoneri nei playoff della passata stagione. La stessa riparte, stavolta da Avellino, ancora contro i satanelli. E sì perché i Lupi d’Irpinia, una delle formazioni più accreditate per la promozione diretta del girone C, hanno già “strambato”, defenestrando il comandante Massimo Rastelli dopo appena due turni di campionato. Due sconfitte su due, ma è mancata “(…) principalmente la crescita del gruppo”, nelle parole di Giorgio Perinetti, il Direttore dell’Area Tecnica dei verdi. Era stato lui che aveva fortemente voluto la conferma del tecnico di Torre del Greco. Il quale ha archiviato il suo passaggio bis ad Avellino con uno score di 33 partite ufficiali, con 10 vittorie, 8 pareggi e 15 sconfitte e una media di 1,15 punti a incontro. 

Dunque si è cambiato registro ed è stato scelto il 41enne mister di San Severo perché secondo Perinetti, che lo atteso in compagnia del DS Condò per la firma del biennale con scadenza giugno 2025, è un allenatore che ha dimostrato di avere personalità, coraggio e idee. Con lui sono approdati ai Lupi, il vice Antonio La Porta e il preparatore atletico Leandro Zoila. Le prime parole di Pazienza nella conferenza stampa di presentazione sono state chiare: “Abbiamo bisogno di risultati positivi e di fiducia”, ha detto, aggiungendo poi: “Cercherò per prima cosa di dare solidità alla squadra. Devo vedere sin da subito determinazione e compattezza”. La ricetta per riscattarsi è un manifesto di concretezza: “Servono umiltà, serenità, caparbietà e occorre «sudare la maglietta». Se pensiamo di poter vincere solo perché ci chiamiamo Avellino, non si va avanti.” Questi alcuni schizzi del pensiero di Michele Pazienza che ha chiesto ai suoi sin dai primi allenamenti intensità e costruzione dal basso.

La dirigenza avellinese si è mossa quindi in fretta per non gettare alle ortiche un’altra stagione e vanificare di nuovo gli investimenti sostenuti dal presidente Angelo D’Agostino, classe 1961, un figlio di Montefalcione, piccolo centro della provincia irpina. Il patron è a capo di una holding che ha interessi diversificati, dall’edilizia alle energie rinnovabili. Ha coronato il sogno di diventare presidente dell’Avellino a febbraio 2020: appena il tempo di provare l’emozione dell’esordio a Bari (ko 1-2, i Lupi erano allenati da Eziolino Capuano) e di salutare la 1ª vittoria della sua gestione con la Ternana (2-0) che il calcio si è fermato per il Covid. L’ossessione di D’Agostino è la serie B, per raggiungere la quale ha speso sinora cifre ingenti senza ottenere peraltro i risultati attesi. Dopo la delusione del torneo passato (squadra fuori anche dai playoff), il patron ha rilanciato ingaggiando Giorgio Perinetti, uno dei dirigenti calcistici più capaci d’Italia. Con lui ha avviato l’ennesima rivoluzione: sono andati via (tra cessioni e risoluzioni) 17 giocatori, tra questi anche Tounkara approdato in Capitanata, e ne sono arrivati 15. Appena 10 i confermati, tra cui il capitano Tito (che ha rinnovato sino al 2025), i mediani Dall’Oglio e D’Angelo e il bomber Marconi (gli ultimi due erano stati acquistati a gennaio). 

I profili scelti sono quasi tutti d’esperienza: da Patierno a Cancellotti, da Armellino a Thiago Cionek, da Rigione (ex Foggia) a Lores Varela, la carta d’identità recita “Over 30”. Tra i giovani che vestiranno la maglia verde, ci sono invece il portiere Ghidotti (titolare nelle prime due partite), Falbo, Sannipoli, D’Amico, Sgarbi e Gori, altro elemento già transitato dalle nostre parti. Un dato è esemplificativo: nel confronto perso con la Juve Stabia, Rastelli ha messo in campo un undici di partenza la cui età media era di 30,09 anni. Un’enormità! La rosa dei 25 giocatori (a cui potrebbe aggiungersi Casarini, sinora fuori dal progetto tecnico ma già compagno di Pazienza da giocatore) ha comunque un’età media molto elevata: 27,36 anni, a dimostrazione che si voleva (e si vuole ancora!) vincere subito puntando su calciatori già collaudati.

Il dubbio però resta: saprà Pazienza adattarsi a giocatori comprati per sposare le idee di Rastelli?