L’altra metà del campo – La Juve Stabia

I giocatori della Juve Stabia esultano dopo un gol (foto: Lega Pro)

Monday night con la capolista. Il Foggia rende visita alla Juve Stabia sul sintetico dello stadio Menti. Per presentare le Vespe è necessario partire dai numeri.

I gialloblù sono in testa alla classifica dopo 12 turni con 27 punti. Negli ultimi 20 anni, quando hanno fatto meglio, sono poi stati promossi. Otto vittorie e una sola sconfitta (sul campo della Casertana). Il primato è stato costruito sulla difesa, la migliore tra tutti i campionati professionistici italiani, con appena 5 gol subiti in 12 incontri. In Europa, solo il Nizza ha fatto meglio con appena 4 in 12 match, compreso lo 0-0 di venerdì contro il Montpellier. Thiam e soci non hanno subito gol nei 5 confronti casalinghi (tutti vinti: 4 per «1-0» con Avellino, Monopoli, Catania e Latina; uno per «3-0» con il Potenza) e il portiere ex Foggia (che ha parato tre rigori decisivi) ha mantenuto la porta inviolata per 8 volte. A chiudere i numeri da record della Juve Stabia ci sono altri due dati: appena una rete al passivo nei primi 45’ (a Caserta); in una sola occasione, quando le Vespe sono andate in vantaggio sono poi state rimontate: è accaduto a Brindisi, incontro finito 1-1 ma condizionato dall’espulsione di Romeo.

Grande merito dell’inattesa (per la maggior parte degli addetti ai lavori) performance dell’undici di Castellammare va ascritto al tecnico Guido Pagliuca. Nato a Cecina ma con il papà originario di Aversa (provincia di Caserta) e vissuto tanti anni in Costiera amalfitana, il classe ’76 è arrivato in terra campana con forti motivazioni. “So da dove vengo e sono orgoglioso di allenare in questa società”, aveva detto il giorno della presentazione. Proprio in quell’occasione, Pagliuca aveva illustrato il suo progetto tecnico e umano. Le basi del suo modulo tattico prevedono una difesa a 4 e 3 centrocampisti (qualche esperimento di retroguardia a 3 è stato fatto ma come sistema “di situazione o scorta”); in avanti invece il mister ex Lucchese e Siena lascia ampia libertà di movimento con un trequarti e due punte che vanno a cercarsi gli spazi da occupare. Sono nate grazie a queste idee le 16 reti realizzate, suddivise più o meno equamente tra difensori (5), centrocampisti (6) e attaccanti (5), considerando Romeo un elemento di metà campo.

Dal punto di vista umano, la filosofia di Pagliuca è altrettanto chiara e ruota attorno a una frase detta proprio nella prima conferenza come allenatore delle Vespe: “Il calcio è un gioco organizzato e responsabile”. Nel gioco c’è il sorriso e il divertimento che deve accompagnare i giocatori, nell’organizzazione c’è invece il lavoro che ti permette di ottenere il massimo; nella responsabilità c’è infine il rispetto verso la società e i tifosi (di una piazza così importante). Il prototipo del giocatore ideale secondo il tecnico toscano è quello che ha grandi doti morali e che fa “(…) del lavoro quotidiano un valore aggiunto per il gruppo e per la propria crescita”. 

La Juve Stabia è una formazione giovane (nelle prime 12 partite ha mantenuto una media attorno ai 23 anni) ed è il frutto di una rivoluzione estiva: rispetto all’anno scorso, a parte qualche giovane, sono rimasti soltanto Gerbo (che ha scritto pagine indimenticabili in Capitanata), Bentivegna, Erradi e Mignanelli. Sono state oltre 20 le contrattazioni firmate dal nuovo DS, il 27enne Matteo Loviso, figlio di Mauro, ex presidente del Pordenone, club che ha lasciato dopo la mancata iscrizione alla Lega Pro. Il giovanissimo dirigente ha pescato a piene mani proprio nel Pordenone e nel Siena, altra società che si è dovuta fermare per problemi economici, per costruire la squadra stabiese 2023/24.

Abbiamo già accennato a Thiam e Gerbo, in rosa c’è però anche un altro ex satanello, quel Sergio Maselli, mediano dalle buone attitudini, transitato per qualche mese a Foggia nell’ultima avventura di Zeman in Capitanata. In difesa spendiamo due parole per Matteo Baldi, 21enne centrale di Senigallia ma cresciuto nella Triestina, arrivato a titolo definitivo proprio dagli alabardati che in caso di cessione futura ricaveranno il 50% della vendita. Il fulcro del gioco delle Vespe è un ragazzo di prospettiva, Giuseppe Leone, torinese doc, svezzato dalla Juventus: si allenava con il suo idolo Pjanic prima di giocare in Next Gen. Piede destro educato e lancio preciso, il play gialloblù era già con Pagliuca l’anno passato a Siena, così come i compagni di reparto Buglio e Meli. Tifoso del Milan e in particolare di Kaká, è invece Federico Romeo mezzala e trequartista, reduce da un ottimo campionato con la Fermana, dopo la gavetta in serie D con Aglianese e Casale. Ha già segnato tre reti, due nel 3-0 al Potenza, match nel quale aveva ritrovato il gol che gli mancava da gennaio scorso. Infine Leonardo Candellone, giunto dal Pordenone (come il “collega” Piscopo) ma di proprietà del Napoli, che in estate lo ha ceduto a titolo definitivo alla Juve Stabia. Nato a Tricase ma cresciuto in Piemonte, è stato allenato da Moreno Longo nella Primavera del Torino. Ha già vestito le maglie di Gubbio, Ternana, Sudtirol e Bari prima di approdare ai ramarri friulani con cui nel 2019 ha conquistato la storica promozione in serie B. Per lui contratto biennale, 4 reti all’attivo sinora e una titolarità indiscussa.