Aria di derby ritrovato. Almeno tra i Pro e in campionato. Il Brindisi è tornato in Terza Divisione dopo 33 anni. La sua avventura si era chiusa nella stagione ‘89/90. Poi il club biancazzurro (6 tornei di «B», l’ultimo nel ‘75/76) ha imboccato un tunnel oscuro da cui è uscito solo a maggio scorso in quel di Vibo Valentia. Il 3-1 nello spareggio contro la Cavese ha sancito, infatti, la promozione in Lega Pro del sodalizio oggi del presidente Arigliano.
Da lì è ripartita la storica società della città di Brindisi, la Porta d’Oriente, crocevia dei traffici marittimi provenienti da Est. Proprio scrutando il mare, forse, è arrivata l’ispirazione al patron biancazzurro che nell’estate 2022 ha scelto Ciro Danucci per dare la scalata alla serie C. Ma il 40enne tecnico di Manduria (già capitano del Brindisi nella stagione 2014/15) ha rischiato di non veder premiati i suoi sforzi: il 6 febbraio scorso, infatti, la dirigenza lo aveva esonerato perché insoddisfatta dei risultati. Poi però la squadra ha chiesto e ottenuto che la società tornasse sui suoi passi. Da allora il Brindisi si è compattato recuperando punti alla Cavese e andando a prendersi l’agognata promozione. Danucci è stato insignito della Panchina d’Oro di serie D, che spetta a tutti gli allenatori che vincono i gironi di categoria, ma il riconoscimento più importante è giunto dal club che gli ha rinnovato il contratto sino al 2025 con opzione per l’anno successivo.
Il cammino del Brindisi sinora è stato penalizzato dai lavori di ristrutturazione del Fanuzzi che hanno obbligato i biancazzurri a giocare in campo neutro due partite. Martedì scorso, però, l’impianto di via Benedetto Brin ha riaperto i battenti (pur con una capienza ridotta) per ospitare la Juve Stabia. Il match con la capolista è finito 1-1 con i ragazzi di Danucci a lungo in superiorità numerica. La vittoria è sfuggita – comunque – solo perché Ganz ha sbagliato il rigore decisivo nel finale. Sinora il Brindisi ha ottenuto 7 punti in 6 partite (con uno score di 2 vittorie, un pareggio e 3 sconfitte; 8 gol fatti e 9 subiti) e deve recuperare il confronto con il Catania della 2ª giornata.
Il modulo preferito di mister Danucci è il 4-2-3-1 interpretato in maniera dinamica e propositiva. Titolare indiscusso della porta è stato sinora Saio, prospetto 2002 proveniente dalla Sampdoria. In difesa (reparto in cui mancherà per infortunio Cappelletti), citiamo la fisicità e l’esperienza di Bizzotto (reduce da tre stagioni al Monopoli e con qualche spicciolo di «B» a Vicenza) e l’intraprendenza di Valenti, esterno destro italo-argentino confermato dopo l’anno di serie D e autore – come il collega di reparto – già di due reti. In mediana, giostrano altri due protagonisti del passato torneo: il classe 2000 Ceesay, arrivato dal Trapani durante il mercato invernale e dimostratosi pedina fondamentale per Danucci, e il capitano Malaccari, l’equilibratore della mediana biancazzurra. In attacco, l’unico a segno sinora (2 gol) è stato Bunino (al Lecco sino a giugno), un passato nella Juve Next Gen con cui ha disputato il suo miglior campionato (9 reti in 33 presenze) nel 2018/19. Il colpo ad effetto (per la piazza) è stato invece il già citato Simone Ganz, figlio di Maurizio: qualcuno lo ricorderà esordire (entrando al posto di Robinho!) in Champions League con il Milan a Minsk contro il Bate Borisov l’1 novembre 2011. La sua carriera non ha poi confermato le premesse e oggi l’ex Triestina cerca il rilancio all’ombra del Monumento al Marinaio. Il pacchetto degli esterni con Fall, Albertini e Golfo è ben assortito (c’è anche Galano, ma il mancino di Foggia si è fatto espellere con la Juve Stabia e salterà il match dello Zaccheria!), mentre per il ruolo di trequartista dietro al centravanti, Danucci ha puntato nelle ultime due partite sull’enfant prodige Riccardo Costa, classe 2004 arrivato dall’Entella: per lui tre assist a Latina il giorno della 1ª tra i professionisti.
Un capitolo a parte, invece, lo merita Giuseppe Nicolao, oggi terzino biancazzurro. Il suo gol ad Avellino nel playoff 2022 rimarrà per sempre un ricordo indelebile per i tifosi foggiani. Così come la sua professionalità e il rispetto per la maglia. Se n’è andato a gennaio perché dalla panchina sentiva di non poter di ripagare la gente del tanto affetto riservatogli. Il suo legame con il Foggia, però, resta sempre forte e siamo sicuri che lo Zaccheria gli riserverà un’accoglienza degna di un eroe… silenzioso!