La pesante eredità del Pinto: un Foggia abulico e senz’anima!

Cudini Casertana-Foggia (Foto Antonellis - Calcio Foggia 1920)

È mancata l’anima. In fondo all’anima cieli immensi, solfeggiava Lucio Battisti. Sono scomparsi anche quelli… seppelliti nella coltre dei fumogeni gettati «a oltranza»! Il Foggia si è dimesso. La serata del Pinto ha consacrato il suo stato di esiziale apnea emotiva. Oltre che tecnica. Hanno chiesto a Guardiola se il suo City, reduce da tre gare di Premier senza successi, si fosse rilassato dopo aver vinto tanto. Pep ha risposto: “Quando vedo come la mia squadra corre senza palla, lotta, pressa, ci prova sino alla fine, è arrabbiata quando prende gol, reagisce, non vedo rilassamento”. Non c’è una voce di quelle appena elencate dal «guru» di Manchester che abbia trovato una sponda nel Foggia di Caserta. Che non ha nemmeno l’attenuante della pancia piena. Anzi…

Il Lecco nella memoria, l’illusione di una partenza brillante. La rabbia, la “garra”, l’eufemismo di una volontà che scommette contro il triste destino dell’anonimato! La luce nei numeri: 15 punti nei primi 8 incontri (media 1,87 a partita). La frazione iniziale con il Brindisi come Epifania del riscatto. Una vetta aspirata come una boccata di sigaro cubano! Subito dopo è cominciato il declino. Carta canta, villan dorme6 punti nelle successive 8 partite (media 0,75). Gli episodi come segnali di un pericolo che però non sembrava imminente. Sfidiamo chiunque a tracciare le vie di un destino così lugubre dopo i lampi – seppure inutili – di Crotone oppure dopo l’esibizione solida e (vagamente!) sfortunata contro il Benevento. C’era qualche elemento su cui riflettere (la latitanza reiterata di taluni calciatori, l’impiego a gettone di altri; un rapporto «ischemico» con i cambi di modulo; un’ostinata idiosincrasia alla rete avversaria), ma la difesa d’ufficio era d’obbligo perché il Foggia aveva una forza interiore, aveva voglia e determinazione. Aveva un’anima. Se perdeva la gamba, trovava il cuore. Si difendeva, ramazzava energie qua e là e – sinceramente – meritava gli applausi che le Curve gli riservavano con convinzione.

Il quadro però è nel tempo mutato e la prova del Pinto, almeno sino a che la Casertana ha spinto sull’acceleratore, è stata inspiegabile. Nemmeno tanto nello sviluppo del gioco (che pure è stato lento e macchiato da errori banali), quanto nella povertà d’intenti. Mohamed Alì diceva che “(…) il male, sul ring o fuori, non è cadere. Ciò che è sbagliato è restare a terra”. Ebbene – e ci dispiace registrarlo – il Foggia è parso stavolta totalmente incapace di rialzarsi. Ha metabolizzato – con ogni probabilità – anche la confusione crescente che alberga in panchina, forse la squadra si è trovata spiazzata rispetto a certe scelte di formazione che hanno penalizzato gli uomini di maggior talento, quelli che avrebbero potuto aiutare l’autostima qualitativa di una formazione a corto d’idee e di cifra stilistica. Sul ponte sventola bandiera bianca, canterebbe Battiato. Lo stato di malessere è profondo e nessun silenzio stampa imposto dall’alto è in grado di mitigarlo.

In tutto ciò la voce della società è inspiegabilmente latitante. Occorrerebbe una presa di posizione franca. Una parola genuina, senza filtri d’inutile politichese, diretta a un popolo che sta precipitando sempre più verso il vuoto cosmico della noncuranza. Il tempo per rimediare c’è ancora. Bisogna però essere “attivi”. Serve entrare a gamba tesa in una situazione certamente inattesa sino a poche settimane fa. C’è da chiedersi se squadra e allenatore siano ancora sulla stessa lunghezza d’onda, c’è la necessità di spazzare via i fantasmi di un torneo “dignitoso” e ritrovare quell’animus pugnandi che non deve mai mancare a chi indossa la maglia rossonera. 

Chiudiamo con le parole di Venus Williams, ex stella americana del tennis al pari della sorella Serena: “Credi in te stesso quando nessun altro lo fa. Questo ti rende vincente”. Parole che rappresentano un insegnamento ma che vogliono essere anche un incoraggiamento per la truppa di Cudini. In tutta onestà c’è però da chiedersi se il Foggia ci creda ancora. Se davvero la sua anima ha la ferma intenzione di ribellarsi all’ordine di cose che si è venuto costituendo! A noi, vedendo quanto accaduto al Pinto, qualche dubbio ci è venuto…