La concretezza di Zauri, il talento di Millico: il Foggia riparte da qui!

(foto: Antonello Forcelli)

Casting terminato. Quadri azzerati, scelte definite. Leone e Zauri, DS e tecnico. Un nuovo inizio. Reset completo per l’ennesima volta. Dopo l’algido portamento “lumbard” di Brambilla e il focoso imperialismo borbonico di Capuano, ecco la “cocciutaggine” marsicana di Zauri. L’ha ribadito lui stesso. “Sono uno «ignorante», come dicono dalle parti nostre”, queste le sue parole in conferenza stampa. Il dipinto di un carattere concreto che dovrà essere messo al servizio del Foggia. Ci voleva coraggio per accettare la sfida di Capitanata. E a Luciano Zauri il coraggio non manca davvero… Ebbe lucidità e sangue freddo quando – ancora giocatore agli albori del 2013 – si calò con una corda in una voragine apertasi nel bagno di un ristorante romano per salvare una bambina. Non chiamatelo eroe, però! A nobilitare il suo curriculum post Coverciano c’è lo scudetto a Malta, per noi periferia del football, per lui un’esperienza di fantastica crescita. Il personaggio è limpido, la sua missione “torbida”: far diventare squadra un assortito album (e dai che tornano le figurine!) d’individualità! Giocatori di talento (in alcuni casi vagamente nascosto!) che hanno però perso il sorriso. Quasi mai il Foggia è stato un blocco compatto, a prescindere da chi impartisse dettami o disegnasse schemi dalla panchina. Per nulla si è divertito. Solo con il Trapani al debutto, almeno prima del suicidio finale. Ci sarà da faticare, e pure parecchio, per ritrovare scioltezza e leggerezza! E per organizzare la formazione «a testuggine» delle mitiche legioni romane.

Nella presentazione alla sala Fesce, gli spunti d’interesse sono stati limitati nell’ovvietà di dichiarazioni giustamente misurate. Nessun proclama in stile Eziolino. Il classico richiamo al lavoro, al sudore, al meraviglioso popolo rossonero, a una piazza dove si fa calcio sostanzioso. Tutto vero! Che poi però – e lo registriamo con tristezza – la passione foggiana si sia sfogata per lo più in serie C nella storia oramai centenaria del sodalizio rossonero è cosa ahìnoi certificata dai libri contabili del football di Capitanata. Costruire un futuro solido, da queste parti, è affare ben più problematico delle epiche fatiche di Ercole! L’augurio è che il palazzo che Leone e Zauri stanno iniziando a edificare non sia come quelle “cattedrali nel deserto” abbandonate nel breve volgere di un cambio di “governo” cittadino. Chiudere a doppia mandata lo spogliatoio: questo il compito del DS. Come fece Lauriola ai tempi di Gallo o Delio Rossi ai tempi di… sé stesso! Ritrovare la voglia. L’impeto, l’orgoglio. Il materiale c’è, ne siamo convinti. È mancato tutto il resto!

Vanno risolti alcuni equivoci tecnici (il portiere innanzitutto, è dai tempi di Fumagalli che si brancola nel buio!), ma soprattutto va ridata sostanza a una classifica che piange lacrime amare. Con la Juve Next Gen c’è già il primo scontro salvezza. Il più duro per le condizioni generali in cui i satanelli si presenteranno. “Dobbiamo correre”, ha sentenziato il nuovo tecnico rossonero, che si troverà – secondo abitudini oramai consolidate – a preparare la gara in poche ore. Speriamo però che alla performance atletica si unisca pure l’equilibrio e la qualità. Quella che abbiamo rivisto – appena e per qualche piccolo sprazzo – nelle giocate di Millico a Cava.

Lo scorso anno il talento del Filadelfia si caricò la squadra sulle spalle e ci fu “partita” (e speranza playoff!) sino a che un “lurido” infortunio non lo bloccò in infermeria. Al Lamberti ha aggiustato la balistica, ha armato il destro e rassettato il mancino. Si è ripreso una porzione di leadership tecnica. Ancora poco, certamente, ma perlomeno si è accesa una scintilla nelle oscure tenebre di un torneo sinora decisamente “disgraziato” per lui e per i compagni. Il Foggia deve rinascere dalle sue stesse ceneri come un’Araba Fenice. Per farlo, sarà vitale ritrovare unità d’intenti, coraggio e pure la fierezza ideologica del suo numero «10»!