Il Foggia calcio ha scommesso sulla qualità. E questo ci piace…

I calciatori del Foggia esultano dopo un gol al Team Altamura (foto Calcio Foggia 1920 - Antonellis)

C’è il calcio dei pedatori. Anzi dei predatori. Di chilometri. Quelli che macinano scatti, che affondano lo scarpino nelle porzioni più estese di campo. Il loro più elevato virtuosismo tecnico è spappolare acido lattico, trasformandolo in uno yogurt di sana leggerezza. Il tappeto verde se n’è popolato a dismisura: è il dogma del nuovo pallone tutto fisico e atletismo. “C’è meno qualità, basta correre per fare la differenza!”. Non lo diciamo noi, vecchi innamorati del futebol arte che ha trovato la sua culla tra Rio e São Paulo, è un’affermazione (peraltro indiscutibilmente veritiera!) di Paolo Maldini, semplicemente l’Olimpo degli Dei. C’è poi però ancora – fortunatamente per noi che ci crediamo – il calcio del talento. La costruzione di un modello di gioco che esalta il finisseur, che rimanda a un colpo di tacco il compito di eccitare la folla. Che privilegia chi ha un rapporto quasi onirico con la sfera. Che la tratta con cortesia e doveroso rispetto!

Ebbene, il Foggia ha puntato sulla qualità. Per questo ci piace. Con assoluta moderazione, sia chiaro, senza cadere in un trionfalismo che sarebbe decisamente “inappropriato”. Nell’assordante ampiezza del San Nicola di Bari, contro il Team Altamura (destinato a soffrire, e pure parecchio!), si sono intravisti sprazzi di ribellione all’ordine di Lega Pro costituito, intenzioni (e molto volte esecuzioni) pregevoli soprattutto nella fase di costruzione della manovra. I satanelli paiono intenzionati a uscire dall’inferno della smaliziata ruvidezza di categoria, cercando di imbastire trame e fraseggi che hanno peraltro bisogno d’interpreti “super accessoriati” per essere trasformati in azioni da segnalare in cronaca. 

Il Foggia è stato costruito con esterni che hanno confidenza con la palla. Alcuni agganci pregevoli di Zunno, il mancino essenziale di Orlando (sostituto di Millico… tanto per rimanere in tema di talento!), le intuizioni di un Emmausso ispirato, oltre che la predisposizione di Santaniello al lavoro di raccordo (meno a quello di realizzazione, lì il “piatto piange”!) e l’ambizione della mediana nel ricercare soluzioni in verticale hanno reso la proposta offensiva dei rossoneri godibile e abbastanza produttiva. Certo le dormite in area di rigore vanno evitate, così come le “scampagnate” del portiere dentro e fuori dai sedici metri: entrambe queste criticità rischiano – infatti – di minare la sicurezza in retroguardia. E siccome – come si dice – “gli attacchi fanno vincere le partite ma sono le difese che fanno vincere i campionati”, ecco che trovare una buona solidità nella propria metà campo diventa fondamentale per recitare un ruolo da protagonisti in campionato.

Comunque le scelte di mercato sono state coerenti con l’ingaggio di Brambilla. Non si deve dimenticare, infatti, che il mister di Vimercate ha sempre mostrato una spiccata preferenza per la «genialità» in campo. Chi ha allenato (tra gli altri!) Ahmad Diallo (oggi al Man United) e Colpani (acquisto della Fiorentina) nell’Atalanta Primavera e Soulé (voluto da De Rossi alla Roma) e Yldiz (titolarissimo con Thiago Motta) nella Juve Next Gen, non può apprezzare troppo una squadra composta appena da “robusti podisti”, ma ha in testa un’idea coraggiosa e stilisticamente apprezzabile di gioco. Poi, come sempre, ci vogliono equilibrio, carattere, fame e compattezza. Sul primo c’è molto da lavorare… sul resto già s’intravede qualcosa. Siamo dunque tornati almeno a “rimirar le stelle”. E considerando l’incertezza (mista a terrore!) di fine aprile, non ci pare poco. Intanto ci stiamo divertendo. E pure questo è già «tanta roba»…