Ecco quanto riportato in data odierna sulle colonne nazionali della Gazzetta dello Sport.
C’è il sostegno del Comune di Lecco, che affiancherà il club davanti al Tar del Lazio; ci sono le parole del presidente Figc Gabriele Gravina («Col Lecco in 3a categoria si lancia un messaggio contrario ai valori dello sport»), quelle del n.1 della Lega di B Mauro Balata («L’esclusione del Lecco è una vergogna»). C’è la decisione dei 18 club di B di costituirsi in appoggio — ad adiuvandum — nel ricorso dei blucelesti. Nella sua vita però Paolo Di Nunno ne ha viste abbastanza da non dare peso eccessivo alle parole. Il proprietario del Lecco resta aggrappato ai fatti e i fatti dicono che il diritto a giocare la B, conquistato battendo il Foggia nella finale playoff di C, a oggi non esiste. E le date e il format del torneo ora sono in alto mare.
L’udienza al Tar è vicina. Sensazioni?
«La sensazione è che noi la B l’abbiamo conquistata sul campo. Se ci lasciano fuori ci sarà anche un conto da pagare per la Lega, perché io sto spendendo 1,2 milioni di euro per mettere a norma lo stadio. Senza contare che stiamo già perdendo soldi per il turno di Coppa Italia che avremmo dovuto fare. Stiamo lavorando, se uno va al Rigamonti-Ceppi trova gli operai. E siamo sicuri al 99,9% di essere riammessi».
Lo stadio di Padova potrebbe non servirvi?
«Ci hanno detto che tra il 20 e il 22 agosto i lavori al Rigamonti-Ceppi potrebbero essere finiti, ma non si sa mai. Dovrà venire Carlo Longhi (ex arbitro, consulente-capo della commissione stadi della Lega di B, ndr ) per dire se è tutto a posto. Magari avremo bisogno dell’Euganeo per 1-2 partite e non per 3-4, ma Padova è a disposizione. Dicono che ho consegnato i documenti in ritardo, ma io ho finito di giocare il 18 a mezzanotte e avrei dovuto consegnare tutto il 20? Chi lo pensa non sta bene. Senza dimenticare che prima di giocare a Foggia avevamo chiesto una proroga alla Figc, senza avere risposta».
Ora però sembra che tutti siano dalla vostra parte.
«Il sostegno delle 18 squadre può essere utile come no. C’è pure il Comune parte lesa, così come io lo sono visto che prima mi hanno detto sì e poi no. E al Coni alcune cose non sono andate bene, ma lo diremo alla fine di vicenda».
Qualcosa non le è andato giù?
«Non capisco perché il Perugia si sia messo in mezzo. Il Brescia non mi interessa, non mi ha fatto niente, ma perché il Perugia ha fatto ricorso? Perché devono vendere la squadra, è chiaro. In B un club vale 20, in C vale 1. E il Foggia perché si è fatto avanti? Li abbiamo battuti 2-1 in casa loro e 3-1 a Lecco, bisogna accettarlo. Prima dei playoff i bookmakers ci davano a 25, ma abbiamo vinto perché siamo forti, perché si è creata una famiglia».
Come fate col mercato?
«È un problema. Ho una squadra di C, così non posso fare la B. Non posso fare contratti. Avrei bisogno di 4 giocatori: un centrale di esperienza, un centrocampista forte, una mezzala, una punta».
Intanto il capitano Luca Giudici ha prolungato fino al 2024.
«Sarà importante, a prescindere che giochi o no. Io non comando, vado in panchina ma non metto bocca. Anche perché ci pensano Luciano Foschi e il vice Andrea Malgrati ad alzare la voce, io ascolto e basta. Ho fatto solo un errore, a Pordenone (il video della sua entrata in campo ha fatto il giro del web, ndr ), ma davanti a quel rigore contro per un fallo fuori area non ho resistito».