Alcune impressioni (in proiezione futura) sul nuovo Foggia

Embalo in Taranto-Foggia (foto: Antonellis-Calcio Foggia 1920)

Vinti ma non sconfitti. Delusi ma non abbattuti. Il terreno di gioco ha sancito che è finita 2-0 per il Taranto. Il Foggia ha perso. Ed è un verdetto che si deve accettare. Sgombriamo il campo – però – da inutili equivoci. Nessuno è soddisfatto. “Chi s’accontenta gode, così così…”, cantava il Liga, e non può essere altrimenti dopo aver chinato il capo in un derby ruvido e sentito. 

La cornice di pubblico era di categoria superiore, il calcio proposto non esattamente… Diversi errori e una scarsa attenzione alla “salute” della sfera. “El Mudo” Riquelme, uno dei più grandi Diez del futból argentino, spiegò una volta perché baciava spesso la palla prima di angoli e rigori: “È perché la trattiamo sempre peggio”, sottolineò Juan Roman. Ebbene, per lunghi tratti, allo stadio Iacovone si è respirato – da entrambe le parti – il grigiore della corsa più che l’eleganza del talento. Era la prima, è vero, ma chi sa «inventare» è fin da subito atteso al Gate dei protagonisti. Alla fine, la scena se l’è presa il difensore brasiliano (di scuola Inter) Matias Antonini, con la cosa più pregevole della serata. Una perla che ha condannato il Foggia. Il raddoppio è stato, infatti, puramente figlio della contingenza. 

Al netto – comunque – di alcune espressioni tecniche approssimative, da Taranto sono arrivati diversi segnali incoraggianti. Semplici “spiragli”, sia chiaro, attraverso i quali però filtrano le speranze proiettate al futuro. Cudini sta lavorando su mentalità e organizzazione. E il primo tempo di domenica – da questo punto di vista – è stato interessante. Spazi corti, un certo ordine, accenni di sovrapposizioni, qualche filtrante intelligente di Marino (il ragazzo ci pare un “passatore verticale”), il robusto contributo di Marzupio e l’eclettismo di Schenetti che si sta ritrovando – incredibile a dirsi – in quel ruolo di trequartista per anni frequentato ma oramai abiurato persino nelle aule di Coverciano. Qualche idea s’è vista, l’applicazione è sembrata ancora un po’ “cavernosa”. Però la voglia di prendere metri era netta. È stato l’addestramento incompleto a tradire le buone intenzioni. E si sa: di buone intenzioni è lastricato il cammino che porta all’inferno! È mancato un Frigerio (Martini è uscito troppo presto, Vezzoni è stato condizionato da un approccio sbagliato ma non è certo un interno) e si spera che il rapporto di Tounkara (la cui confidenza con la palla è innata sin dai tempi della Masia del Barça!) con il Giudice Sportivo possa limitarsi a questa giornata di squalifica.

Sul mister sospendiamo il giudizio. Sarebbe ingiusto, presuntuoso e addirittura ideologico! Ci teniamo l’ottima impressione caratteriale e attendiamo lumi per dirimere un dubbio (tutto nostro) che ci riporta ad alcune partite di Campobasso e Andria alle quali abbiamo assistito nei due precedenti campionati. Intanto lunedì con il Giugliano, solido e di categoria, torneranno Beretta e Garattoni: Jack ci dovrà dire se sarà presente… soprattutto in area; il capitano, se i ballottaggi di mercato (e la difesa a quattro) ne avranno alienato quello spirito garibaldino che lo trasformò in un “brigante del gol”! Per il momento, è tutto. Soltanto poche impressioni e sporadiche sensazioni. Il resto lo lasciamo a chi dice di aver già capito tutto del nuovo Foggia…