Il candidato alla presidenza della Lega Pro, Andrea Borghini, ha parlato ai microfoni di TuttoC.com per illustrare il programma in vista delle elezioni del prossimo 12 gennaio che lo vedranno correre contro il presidente uscente, Francesco Ghirelli.
Come nasce l’idea della candidatura?
“Tengo subito a chiarire una cosa. La candidatura non è improvvisata, io e il mio gruppo di lavoro ci stiamo lavorando da settimane, direi mesi. Fino all’ultimo abbiamo fatto una serie di riflessioni e poi abbiamo deciso di presentare la candidatura”.
Lei si era già avvicinato alla candidatura in passato, ma poi non era andato avanti
“Sì, perché poi avevo ritenuto che non fosse il momento giusto ma adesso non c’è più tempo. O si riforma ora la terza serie del calcio italiano o sarà troppo tardi. È il momento di guardare avanti mettendo al centro i giovani, le squadre e i tifosi. La serie C ha società con impegni da serie A ma ricavi infinitissimamente inferiori. È un modello da cambiare e sono convinto che i presidenti e i dirigenti ne siano pienamente convinti”.
Analizziamo i punti del programma, soprattutto per quanto riguarda le spese onerose per i tamponi e l’obbligatorietà del vaccino
“Stiamo vivendo una emergenza sanitaria senza precedenti che ha travolto tutti e tutto. E lo dico da imprenditore ancora prima che da dirigente sportivo. Questo comporta degli obblighi per la sicurezza sanitaria dei calciatori. Il punto, quindi, non è l’obbligatorietà o meno, né le spese per i tamponi. Il punto è mettere al centro la sicurezza dei calciatori ed è ovvio che il vaccino sia una priorità! Così come lo è nelle aziende”.
Sul credito d’imposta?
“l credito di imposta è importante, è una misura che può sostenere il settore ma non è risolutiva. Nel senso che va nella direzione giusta ed è sicuramente utile per attirare risorse verso le società ma non è una riforma epocale. Vede è semplice: il 50% di credito di imposta per chi sponsorizza squadre e atleti presuppone un vantaggio per lo sponsor e di conseguenza per le società, ma qui la sfida è diversa. E’ mettere al centro le società. La pandemia passerà ma i problemi strutturali o si affrontano subito o resteranno a lungo”.
Gli stadi di proprietà con attività extra possono essere una via di uscita?
“Questa è una soluzione interessante! Non è fondamentale la proprietà, ci sono altre forme che vanno dalla concessione pluridecennale a forme di partenariato pubblico-privato. È fondamentale però far si che le società possano avere degli introiti extra-sportivi da investire, ovviamente, nello sport. Alla larga speculatori e su questo bisogna essere chiari: le norme devono aiutare lo sport non avventurieri di passaggio”.
Il regolamento impone di far giocare i giovani, che poi finiscono nel dimenticatoio
“Le rispondo con il mio programma: “lega dei giovani”. I giovani non devono essere un surplus né devono essere vincolati a minutaggi. I giovani devono essere il cuore pulsante della Lega Pro. La domenica, o quando si gioca, in campo ci devono essere quasi esclusivamente giovani. Chi vede le partite di serie C deve provare due cose: divertimento in primis e poi la curiosità di scovare le promesse del calcio”.
Come superare il problema dei controlli per le iscrizioni?
“In Italia ci sono già serrati controllati da parte degli organi preposti il problema è diverso. Le iscrizioni ad oggi sono il primo ostacolo delle società e il primo spartiacque. La cosa deve cambiare. Perché chi sta in serie C lo deve fare con programmazione e non deve ogni anno trovare il trucco per iscriversi. Bisogna smettere di umiliare piazze importanti che meritano squadre all’altezza”.
Casertana-Viterbese è stata una pagina del calcio che ci auguriamo di non rivedere mai più
“Nello specifico è ovvio che la cosa migliore sarebbe stato il rinvio, diciamo la cosa più logica. La Lega Pro giustamente, con i suoi uffici sempre precisi e puntuali, ha seguito il regolamento e non può essere certo lei a cambiarlo. In questi casi la Lega ha il compito di verificare il rispetto del regolamento ma è giusto non fare ingerenze in aspetti che non la riguardano”.
È d’accordo con l’attuale formula dei playoff?
“Così non vanno bene. Rischiamo due effetti negativi. Il primo. “un campionato nel campionato” che finisce per smarrire i tifosi che non hanno certezze a fine campionato. Due. Un sacrificio economico per le società che si ritrovano a disputare molte altre partite. È chiaro che il sistema va riformato perché fa perdere appeal all’intero campionato. Se mi chiede come le rispondo che bisogna passare da un confronto aperto e leale con tutti i soggetti coinvolti. Se mi chiede quando riformarlo le dico subito”.